Alle aziende oggi è sempre più richiesto di dimostrare la sostenibilità della propria catena di approvvigionamento, ma le aziende non sono ancora strutturate per rispondere a questa nuova esigenza di mercato.
Cresce l’attenzione dei consumatori e più in generale di tutti gli stakeholder all’impatto dei prodotti.
Da una ricerca internazionale, condotta dall’ente di certificazione DNV GL con il supporto dell’istituto di ricerca GfK Eurisko su circa 1.400 professionisti nei mercati di Europa, Asia e America di diversi settori e dimensioni, è emersa chiaramente questa tendenza: nove professionisti su dieci affermano che la sostenibilità nella supply chain è tenuta in grande considerazione nelle loro decisioni di acquisto.
In Italia la ricerca ha evidenziato che, per oltre nove aziende su dieci, la sostenibilità è un aspetto tenuto in considerazione nelle decisioni di acquisto, in misura “molto rilevante” per un’impresa su tre. Solo il 4% delle aziende coinvolte nell’indagine ha intrapreso azioni per migliorare la sostenibilità su tutti i livelli della propria supply chain, mentre il 9% ha toccato la maggioranza dei fornitori di primo livello, quelli da cui acquistano direttamente.
A livello globale la pressione esercitata dai consumatori sta dando i frutti sperati, l’81 per cento delle aziende interpellate ha infatti intrapreso almeno un’azione per migliorare la sostenibilità lungo la propria catena. Ma solo il 7 per cento degli intervistati ha raggiunto tutti i livelli della filiera, solitamente le iniziative sono limitate ai fornitori di primo livello.
Anche in Italia sette imprese su dieci hanno avviato almeno un’azione per migliorare la sostenibilità nella propria supply chain. Anche in questo caso però le azioni non riguardano tutta la catena di fornitura. “L’iniziativa più comune è costituita dagli audit sui fornitori, con il 33 per cento delle imprese italiane che dichiara di averne intrapreso uno negli ultimi tre anni – si legge nel rapporto – seguono, la richiesta diretta ai propri fornitori di informazioni e dati (26 per cento) e l’adozione e la comunicazione di una policy ad hoc”.
Le iniziative si possono quindi definire di portata limitata e guidate da un approccio di tipo auto-gestito e poco strutturato.
“La sostenibilità nelle supply chain non può essere più considerata un’attività su base volontaria, le aziende che hanno conseguito effetti positivi sono quelle che si contraddistinguono per un approccio più sistematico. Gestire questi aspetti in modo strategico e con approccio olistico permette di affrontare i rischi in maniera più efficace e di coglierne i benefici e al contempo rispondere ai requisiti legislativi e alle richieste degli stakeholder e del mercato globale”. Questo quanto affermato da Luca Crisciotti, Ceo di DNV GL.
Una corretta gestione del tema poggia sul concetto di Green Supply Chain, un approccio gestionale che punta a minimizzare l’impatto ambientale di un prodotto lungo il suo ciclo di vita detto anche Life Cycle, quest’ultimo entra a far parte a pieno titolo dei parametri importanti per le aziende e il focus si sposta dalla singola azienda al sistema di attori a monte e a valle. Gli impatti ambientali di un prodotto si accumulano lungo la catena di relazioni interne ed esterne all’azienda, sotto forma di rifiuti, emissioni, consumi lungo tutta la catena del valore, dalla materia prima, allo smaltimento del prodotto a fine vita.
Già da anni il Global Compact Corporate Sustainability Report 2013 parla infatti di un’attenzione ai massimi livelli sull’argomento. Il problema è che buona parte delle 1.700 aziende e 750 CEO coinvolti nello studio trova oggettive difficoltà nel raggiungere gli obiettivi che si sono posti, soprattutto per quanto riguarda la supply chain.
Tra le ragioni, la mancanza di familiarità con l’argomento e la disponibilità di informazioni a cui ispirarsi, ma anche a partire dai quali costruire una strategia.
La scarsità di riferimenti si prospetta quindi come il principale ostacolo.
La complessità e la dimensione raggiunte dalle catene di approvvigionamento, infatti, fanno sì che nel momento in cui un’azienda decide di iniziare a raccogliere informazioni sui fornitori e relativi partner, si trova rapidamente sommersa da una quantità di dati difficile da gestire.
Recentemente, sono state introdotte anche le Linee Guida G4 del GRI, che richiedono una maggiore attenzione alla sostenibilità lungo tutta la supply chain.
Tra i servizi: la mappatura fornitori, la definizione dei requisiti, la raccolta ed elaborazione dei dati, reportistica e KPI. A livello di prodotto: disponiamo di uno strumento web Q-81 e del Portale Appaltatori Q-81. Quest’ultimo permette di:
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