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IL MONDO DELLA VELA E LA SOSTENIBILITÀ

Storica regata d'altura 151 Miglia

Si è appena conclusa la storica regata d’altura 151 Miglia, un’iniziativa a supporto e testimonianza del vivere sostenibile che ha riportato in acqua oltre 200 barche nelle acque dell’Arcipelago Toscano dopo l’annullamento forzato, causa Covid, dell’edizione 2020.

La competizione, ideata da Roberto La Corte e organizzata dallo Yacht Club Repubblica Marinara di Pisa e dallo Yacht Club Punta Ala, consiste in una lunga navigazione attraverso l’arcipelago toscano fino allo scoglio della Giraglia, davanti a Capo Corso: 151 miglia nominali di mare.

E’ proprio l’organizzatore della regata, Roberto La Corte, che pone l’attenzione sulla sostenibilità e punta su eventi come la 151 Miglia per diffondere la cultura ambientale. “Durante le regate d’altura è fondamentale saper gestire le risorse. Così come imparare a gestire i rifiuti prodotti a bordo. Noi velisti lo sappiamo e dobbiamo farlo sapere. Uno scambio di idee tra Verde come vela, Boat Ecology e 151 Miglia è già previsto per la prossima edizione della regata. Vogliamo promuovere la cultura della sostenibilità: per migliorare l’integrazione e l’armonia tra i velisti, ma più in generale tra le persone e l’ambiente. Si fa qualcosa di buono e si sta anche meglio”, ha dichiarato La Corte.

Si è appena conclusa  la storica regata d’altura 151 Miglia, un’iniziativa a supporto e testimonianza del vivere sostenibile che ha riportato in acqua oltre 200 barche nelle acque dell’Arcipelago Toscano dopo l’annullamento forzato, causa Covid, dell’edizione 2020.

La competizione, ideata da Roberto La Corte e organizzata dallo Yacht Club Repubblica Marinara di Pisa e dallo Yacht Club Punta Ala, consiste in una lunga navigazione attraverso l’arcipelago toscano fino allo scoglio della Giraglia, davanti a Capo Corso:  151 miglia nominali di mare.

Nordpas sostiene Padawan, capitanata da Luca di Guglielmo

 

 

“Per noi la 151 miglia è stata quasi un ritorno alla normalità” ci spiega Luca Causser CEO Nordpas “un’energia positiva che abbiamo percepito, la voglia di ritornare sul campo a gareggiare, a fare squadra. In fondo anche il mondo aziendale funziona con le stesse logiche. Noi ci troviamo ogni giorno a dover risolvere problemi complessi, di sicurezza e l’importanza della tecnologia e del gioco di squadra sono valori fondamentali alla base del lavoro di Nordpas, che abbiamo riscoperto anche nel team di Padawan, cui va tutto il nostro sostegno”.

Luca di Guglielmo, classe 1984, lo skipper e armatore di Padawan si definisce così: “sono un sognatore, imprenditore, coach, velista e amante delle auto. Dal 2014 opero nella mia società di business coaching, crescITA, poi ampliata con le business unit che si occupano di team building e di sailing experience. Il mondo della vela ha tanto da trasferire a quello aziendale: l’attenzione e motivazione della squadra/equipaggio, la tattica, la strategia e la sostenibilità ed efficienza. Attualmente mi occupo della gestione delle mie aziende, sono un business coach, gestisco la squadra di vela e gareggio nel campionato di enduro”.

Abbiamo intervistato il Capitano per farci raccontare i retroscena di una regata, della tensione che si respira, della concentrazione che richiede una gara come la 151 miglia:

Quanto conta il Team Building per il raggiungimento del risultato?

Tantissimo! Grandi risultati sono possibili solo in un team affiatato, perché l’insieme vale molto di più della somma dei singoli.

Incontro spesso persone che credono che da soli si riesca ad andare più veloci, a fare prima. Di solito la mia risposta è: assolutamente vero! Ma insieme, con un vero team si va molto, molto più lontano e con meno fatica.

La creazione e motivazione di un team (velico, aziendale, anche familiare) è quello che fa la differenza tra chi arriva in alto con felicità e gli altri.

Vela: più istinto o tecnica?

Bella domanda! Nella vela la tecnica, le cose da sapere e comprendere sono tantissime, è uno dei motivi che me la fanno amare. Le cose difficili mi danno grande soddisfazione quando riesco a farle.

L’istinto aiuta sicuramente a fare meno fatica e sostenere l’attenzione in competizioni che durano 30 ore e più. Nel mio caso viene dopo la tecnica.

Ogni volta che arrivi ad un certo livello, si apre la strada ad un ulteriore miglioramento e ad un mondo ancora più ampio. E’ così in tutte le cose della vita: se non ti accontenti puoi crescere e migliorare per sempre, non arrivi mai.

Perché una regata è una scuola di sostenibilità?

La vita in barca è come essere su un piccolo pianeta “indipendente”.

Quando parti devi fare i conti con i pesi perché ogni kg portato fa andare più piano e non hai rifornimenti fino alla fine. Quindi risorse scarse da gestire.

Non puoi utilizzare troppo oggi, subito, perché non ti basteranno le risorse, quindi è necessaria una gestione oculata fin dall’inizio.

Altra metafora è l’energia personale: all’inizio tutto l’equipaggio è carico di energia e ti verrebbe voglia di fare manovre e azioni senza conservarsi ma la regata è lunga e senza gestirsi non si arriva in fondo. Bisogna riposare anche quando ci si sente carichi perché stiamo assicurandoci di arrivare alla fine con buone performance.

 

“Credo che avere la terra e non rovinarla sia la più bella forma d’arte che si possa desiderare.” ANDY WARHOL

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